Nell’ambito del progetto ValorInVitis, 29 vitigni minori rinvenuti nel comprensorio dei Colli Piacentini sono stati studiati per tre stagioni consecutive per comprendere se alcuni di essi possano essere rivalutati alla luce delle nuove esigenze del mercato e del cambiamento climatico.
Tra i vitigni a bacca bianca oggetto dello studio, Bervedino, vitigno originario del comprensorio della Val d’Arda, si è distinto per l’alta e costante produttività, frutto di una sostenuta fertilità media del germoglio, anche sui nodi basali. Barbesino e Molinelli sono i due vitigni a bacca bianca che si sono rivelati più interessanti per il profilo biochimico delle uve. Entrambi si caratterizzano infatti un rapporto tra zuccheri e acidi organici molto basso, che li rende indicati per la spumantizzazione e per la produzione di vini frizzanti, soprattutto se confrontati con l’Ortrugo, il vitigno più utilizzato nel comprensorio per tali tipologie (Fig. 1). In particolare, Barbesino, antico genotipo della Val Trebbia, ha dimostrato un moderato accumulo degli zuccheri, del tutto simile a quello dell’Ortrugo, mantenendo però allo stesso tempo un’acidità titolabile sempre superiore. Il suo potenziale utilizzo potrebbe quindi essere quello dell’uvaggio con Ortrugo, al fine di migliorarne la qualità dei mosti nelle annate più torride.
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Fig.1 Correlazione tra zuccheri e acidità titolabile nelle uve di Ortrugo, Barbesino e Molinelli durante la maturazione nel 2017.
Tra i vitigni a bacca nera, Ervi, Fruttano e Duraguzza si sono distinti per l’elevata capacità di accumulare antociani (Fig.2). In particolare, Ervi, incrocio dei due vitigni a bacca nera utilizzati per produrre il Gutturnio DOC, ha dimostrato un’alta fertilità del germoglio, un’elevata produttività e un graduale e costante accumulo degli zuccheri nelle uve accompagnato da un deciso e importante accumulo di composti fenolici.
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Fig.2 Correlazione tra zuccheri e antociani totali nelle uve di Ervi, Fruttano e Duraguzza durante la maturazione nel 2017.
Il progetto ha messo in evidenza che alcuni dei vitigni minori dei Colli Piacentini hanno le potenzialità per migliorare la competitività delle produzioni vitivinicole del territorio. Una volta chiarita l’identità genetica delle accessioni di interesse, il collocamento nel catalogo nazionale delle varietà di vite potrebbe aprire la strada al loro utilizzo e diffusione.