Il cambio climatico sta mettendo in difficoltà l’agricoltura tradizionale: gli eventi meteorici estremi, i lunghi periodi di siccità, le elevate temperature presentano agli agricoltori nuove sfide che vanno affrontate con l’innovazione. La viticoltura di collina è quella che maggiormente sta soffrendo gli effetti del cambio climatico: carenza idrica, erosione, disaccopiamento della maturazione, solo per citarne alcuni. In un quadro socioeconomico per nulla favorevole, con carenza di mano d’opera in agricoltura, invecchiamento della popolazione, frammentazione fondiaria, concorrenza internazionale.
Dare soluzioni a questi problemi è lo scopo del Gruppo Operativo ValorInVitis che venerdì 19 luglio 2019 presso la Tenuta Borri di Andrea Pradelli a Travo ha presentato - a più di 50 viticoltori, agronomi, consulenti e altri operatori del settore - i risultati preliminari del Progetto che sta portando avanti con il finanziamento del PSR Emilia-Romagna.
Il gruppo di ricerca di Università Cattolica del Sacro Cuore diretto dal Prof. Stefano Poni, coordinatore del progetto Valorinvitis, ha descritto ai presenti le caratteristiche interessanti di alcuni vitigni autoctoni, come Melara e Barbesino, che tra tutte quelle conservate nella collezione Mossi sembrano rappresentare la migliore opportunità per la produzione di un vino bianco originale e moderno da appaiare all’Ortrugo. Sono ora disponibili gli studi agronomici e le caratterizzazioni genetiche che possono avviare l’iter di autorizzazione all’impianto. I dati raccolti in questi anni mostrano che, con il cambiamento climatico, aree fino ad ora considerate poco adatte alla vite, ad altitudini maggiori e in vallate interne, sono meno soggette alle gelate, hanno maturazione ritardata rispetto alle altre zone, raggiungono spesso un migliore equilibrio tra zuccheri, acidità, tannini ed aromi. Una interessante opportunità per le zone rurali e svantaggiate. Le nuove varietà resistenti a oidio e peronospora e i sistemi di supporto alle decisioni permettono poi di ridurre notevolmente l’uso di fungicidi, rispondendo alle attuali esigenze del consumatore.
Anche l’ERVI, un incrocio tra Barbera e Croatina ottenuto a Piacenza per rispondere alle esigenze del territorio piacentino, ha confermato in questi nuovi studi la grande valenza agronomica e le sue potenzialità per dare originalità e novità all’offerta del vino piacentino sul mercato. L’agronomo Furlani della azienda Marenco ha descritto un esempio di valorizzazione sul mercato della nuova varietà Albarossa.
L’incontro si è concluso con una tavola rotonda - condotta da Gianni Trioli di Vinidea - che ha esplorato le nuove opportunità date dalla viticoltura alle aree montane e svantaggiate, con gli interventi di Chiara Azzali in rappresentanza del Consorzio Tutela Vini DOC Colli Piacentini e di Stefano Poni che ha descritto i principali assi di lavoro della ricerca scientifica e della tecnica per offrire innovazione ai viticoltori. L’intervento conclusivo è stato dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Simona Caselli, che ha sottolineato la rilevanza dei dati che certificano il cambiamento climatico in Emilia Romagna e ha descritto le molte iniziative regionali e i programmi europei a favore dell’innovazione in agricoltura.
Al termine della giornata è stata offerta al pubblico una degustazione di prodotti tipici del territorio abbinati ad alcuni dei migliori vini DOC piacentini e alcune interpretazioni del incrocio Ervi.
Nei documenti allegati potete trovare tutte le presentazioni fatte nel corso della giornata.